Tornare a crescere Il premier greco Antonis Samaras appare in grave difficoltà politica perché la sua maggioranza traballa. Le liberalizzazioni sono state dure da digerire per il Pasok, che rischia l'implosione. l’Ex premier Papandreu, si è messo di traverso e Alexis Tsipras, è convinto che sia giunto il suo momento. Il leader di Syriza pensa di poter rinegoziare i termini del salvataggio del suo Paese con la Trojka, (Ue, FMI, Bce). Magari di arrivare ad una moratoria sugli interessi e poi riassumere i dipendenti pubblici licenziati. Tutto questo insieme ad un salario minimo da garantire ai disoccupati. In Italia la disoccupazione mette i brividi a Renzi ed è al 13%. In Grecia è al 28%, e c’è chi pensa di poterla sostenere economicamente. D’altra parte la popolazione è stremata da sette anni di recessione: bisognerà pure allentare la cinghia, altrimenti il malato tira le cuoia. Se guardiamo ai dati della Grecia, verrebbe da pensare che disoccupazione a parte, il malato stia per tornare in salute: nel 2015 la crescita prevista è del 2,9%, e nel 2013, il surplus primario è di 2,3 miliardi. Le partite correnti sono in attivo, e un bond di due miliardi di euro, al 6% ritornerà ad essere collocato a breve sui mercati. Il rigore, che fa male politicamente e socialmente, funziona. Sulla base di questi dati, forse davvero si potranno lenire le pieghe della disoccupazione anche se servirebbe, perdoni Tsipras, più che l’assistenza puntare sul rilancio delle imprese. Renzi, per nostra fortuna, non è certo Tsypras e in visita a Londra da Cameron, ha detto la parolina “flessibilità”. Già immaginiamo il baccano che potrà suscitare tale parolina tra controversie di ogni genere. Allora diciamo pure competitività. Pensi il governo italiana a come realizzarla e metà dell’opera sarà fatta. Perché con il rigore, lo dimostra la Grecia, vi è la possibilità di creare risparmi, e quindi di investire. E se si riescono a tenere i nervi saldi ed evitare gli Tsipras di noaltri, magari anche tornare a crescere. A quel punto possiamo discutere se le regole dell’Unione monetaria sono valide o se vanno modificate. Altrimenti, si sprofonda nel debito, si sprecano soldi pubblici, si paralizzano le aziende e si alzano le tasse inutilmente per alimentare un sistema fallimentare. Così come è avvenuto in Francia, con gli esiti elettorali che si sono visti. Tutto sommato è un bene che fra Atene e Parigi, Renzi fosse a Londra. Roma, 2 aprile 2014 |